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OBALDIA, ops no, SAPZURRO, anzi no, PUERTO ESCOCES


Il 6 abbiamo provato ad entrare ad Obaldia, ma era impossibile, data l'onda molto alta e la scarsità del ridosso.

Allora abbiamo deciso di andare a Sapzurro, l'ultimo approdo Colombiano, per andare a terra a vedere cosa si può trovare.

Credo quasi nulla.

Non esistono vie di accesso da terra.

Alcune barche paiono essere qui da molto tempo.

Questo posto di frontiera non pare molto accogliente.

Anzi fa un po' paura … partiremo al più presto anche con il mare grosso.

Qui siamo proprio nel fondo dell'Oceano, l'onda non se andrà mai.

Sapzurro è l'ultima frontiera della Colombia. Il mare all'interno è abbastanza calmo, ci sono alcuni velieri che sembrano essere lì da sempre.

Una vela batte bandiera Italiana: avevo sentito parlare di gente che vive in giro per i Caraibi con vecchie carrette che non si capisce come galleggino e senza motore.

Erano storie di mare.

A Sapzurro ne ho conosciuto uno.

Italiano, giovane, con una bella ragazza a bordo, ha definito il luogo uno dei più bei posti del Caribe.

Tutto, come sempre, è una questione di opinioni.

Qui ho ricevuto a bordo la "Guardia Armata Nacional", che ha provveduto a controllare i documenti e mettere le mani in tutti i cassetti: persone gentili, sorridenti, mi hanno chiesto in dono un coltellino che ho regalato assieme a due pacchi di spaghetti De Cecco.

Se ne sono andati felici, e noi, tutti d'accordo, abbiamo preso il mare con vento contrario e quattro metri di onda sulla prua.

Destinazione Puerto Escoces.

Una baia profonda e riparata, finalmente nel territorio Guna Yala, o degli indios Kuna.

Ventitré miglia durissime!

Nel pomeriggio arriviamo a Puerto Escoces.

All'ingresso della rada alcune capanne Kuna, apparentemente disabitate.

La rada ha una storia di guerre a partire dal 1500, gli scozzesi volevano fondare il loro impero a partire da qui, ma gli è andata male.

Hanno edificato Fort Saint Andrews, due volte distrutto; la seconda volta sono arrivati in 3000 e sono tornati in 1000.

Molti popoli del Caribe sono stati sterminati, oppure si sono suicidati in massa nelle falesie.

Gli indios Kuna sono gente dal sorriso largo, gentili, ospitali, ma mi pare di avere capito che nessuno li ha sconfitti ed oggi sono ancora i padroni del loro territorio.

Guna Yala è una comarca autonoma dello Stato di Panama sulla carta, ma di fatto una immensa porzione del territorio con fiumi e foreste che è il regno degli indios Kuna.

E non si tocca.

La rada è immensa, non c'è nulla, solo le mangrovie che lambiscono il mare e dietro, la foresta tropicale con i suoi altissimi alberi.

Solo le nostre tre vele sono ancorate in fondo alla rada.

Uno spettacolo affascinante.

Una solitudine primordiale.

Una canoa lunga 10 metri larga 1, con un piccolo fuoribordo si avvicina.

Tre uomini a bordo.

Accostano.

Sorrido loro e saluto, rispondono con sorrisi.

Mi sento meglio. Parlano spagnolo.

Mi chiedono da dove arriviamo, dove siamo diretti, mi spiegano che quello che abbiamo visto non è un villaggio, è una fattoria. Loro arrivano qui dal villaggio a prendere frutta e verdura, poi tornano al villaggio.

Sono cortesi affabili e ispirano fiducia.

Ciò che avevo letto diventa realtà, ogni timore è scomparso.

Ero un po' scosso e solo ora mi rendo conto che avrei dovuto tirare fuori le birre dal frigorifero!


GIORNALE DI BORDO

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